“Tornare al gusto del pane” significa “uscire dalla logica di guerre condotte con ogni tipo di armi, la peggiore delle quali è il ricatto all’umanità, soprattutto quella più povera e bisognosa, attraverso la privazione del grano e quindi del bene primario che è il pane. Oppure quella energetica che mette seriamente in crisi l’economia mondiale ma soprattutto le famiglie già duramente provate dalla pandemia”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ricordando che “quanti riceviamo Gesù, diventiamo figli nel Figlio, quindi fratelli che si sanno accogliere, perdonare, gioire e piangere insieme, condividendo ogni cosa, facendo festa: è la logica del dono”. “Tornare al gusto del pane – ha aggiunto nell’omelia della Messa celebrata l’11 settembre – significa, allora, ritrovare il volto del Padre misericordioso, del Dio amore che mette l’anello al dito del figlio ritrovato, i sandali ai piedi, i vestiti regali: è il Dio di Gesù Cristo che ridona dignità a chi l’ha perduta, apre i mari della disperazione, calma le acque agitate, fa approdare a nuovi lidi”. Facendo riferimento alla pagina evangelica, l’arcivescovo ha rilevato che “attraverso le tre parabole della misericordia – la pecora perduta, la moneta smarrita e il padre misericordioso – Gesù ci mostra il vero volto di Dio, quello di chi non vuole perdere nessuno dei suoi figli”. “La sua forza – ha detto– si chiama amore, misericordia, perdono, nostalgia di casa e gusto della festa. È l’immagine più bella della missione della Chiesa che celebra l’Eucaristia, accogliendo tutti i figli che ritornano e non abbandonando quanti potrebbero allontanarsi”. “Alla Madonna della Bruna – ha concluso mons. Caiazzo – affidiamo il Congresso eucaristico nazionale: è Lei che continua ad indicarci il Figlio, Gesù, quale cibo di vita eterna. Con Maria desideriamo tornare al gusto del pane per una Chiesa eucaristica e sinodale”.
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